Residenza fiscale in Italia
Criteri e Interpretazioni Giurisprudenziali
Legge di Bilancio 2026: Meno Tasse, Più Famiglia e Imprese
La Legge di Bilancio 2026, attesa per l’approvazione definitiva entro dicembre, si presenta come una manovra da 18 miliardi di euro, con l’obiettivo di sostenere il ceto medio, le famiglie e le imprese, in un contesto economico ancora segnato da inflazione e vincoli di bilancio stringenti.
Taglio IRPEF e Detassazione
Riduzione della seconda aliquota IRPEF: dal 35% al 33% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro. Il risparmio medio stimato è di circa 440 euro annui per contribuente.
Flat tax al 10%: proposta per gli aumenti contrattuali, straordinari e tredicesime, per incentivare il rinnovo dei contratti collettivi.
Rottamazione Quinquies: nuova edizione della rottamazione delle cartelle esattoriali, con piani di pagamento fino a 108 rate e criteri più selettivi per evitare abusi.
Famiglie: Bonus e Riforma ISEE
Riforma dell’ISEE: possibile esclusione dell’abitazione principale dal calcolo, entro un certo limite catastale.
Quoziente familiare: sistema di detrazioni più equo per i nuclei numerosi, finalizzato a sostenere la natalità.
Bonus mamme: confermato per le madri con almeno due figli.
Libri scolastici detraibili: estensione delle spese educative ammesse alla detrazione fiscale.
Pensioni: Flessibilità e Stop all’Aumento dell’Età
Fine di Quota 103: si valuta un nuovo meccanismo flessibile per l’uscita dal lavoro.
Pensione anticipata a 64 anni: estensione anche ai lavoratori del sistema misto, con calcolo contributivo.
Stop selettivo all’aumento dell’età pensionabile previsto per il 2027, almeno per le categorie fragili.
Imprese: Investimenti e Incentivi
IRES premiale: riduzione dal 24% al 20% per le imprese che reinvestono gli utili e assumono personale.
Superammortamento: ritorna la maggiorazione del costo di acquisizione dei beni materiali ai fini dell’ammortamento.
Credito d’imposta: confermato per le imprese nelle ZES e ZLS, con stanziamenti fino a 100 milioni di euro.
Altre Misure
Bonus casa: prorogato fino al 31 dicembre 2026.
Sterilizzazione della plastic e sugar tax: confermata per tutto il 2026.
Semplificazioni amministrative: tra cui il cambio del medico di base e digitalizzazione dei servizi pubblici.
Questa manovra punta a rafforzare il potere d’acquisto, semplificare il sistema fiscale e sostenere la natalità e l’occupazione, mantenendo al contempo la sostenibilità dei conti pubblici.
Clausola di Earn Out
Le clausole di earn out rappresentano uno strumento contrattuale sempre più diffuso nelle operazioni di M&A (merger & acquisition), soprattutto nella cessione di partecipazioni societarie. Queste clausole permettono di modulare il prezzo di vendita in funzione dei risultati economico-finanziari conseguiti dalla società ceduta dopo la firma del contratto, garantendo un allineamento tra il valore pattuito e le performance effettive della target.
Il Principio Stabilito dalla Cassazione
Con l’ordinanza n. 15944 del 14 giugno 2025, la Corte di Cassazione ha confermato un principio ormai consolidato:
La plusvalenza derivante dalla cessione si considera fiscalmente realizzata al momento della stipula del contratto, anche se una parte del corrispettivo (l’earn out) viene incassata in un momento successivo. Questo significa che, ai fini fiscali, il momento rilevante per determinare l’aliquota applicabile è quello della conclusione del contratto, non quello dell’effettivo incasso della componente variabile.
Implicazioni Fiscali
La Corte ha ribadito che:
- L’earn out è parte integrante del corrispettivo di cessione.
- La plusvalenza è determinata alla data della cessione, ma il reddito derivante dall’earn out è esigibile secondo il principio di cassa, ovvero nel periodo d’imposta in cui viene incassato.
- L’aliquota fiscale da applicare è quella vigente al momento della stipula del contratto, anche se l’incasso avviene in anni successivi con aliquote diverse.
Un Caso Pratico
Nel caso esaminato dalla Cassazione, un contribuente aveva ceduto una partecipazione societaria nel 2011, incassando parte del prezzo negli anni successivi (2012 e 2013), quando l’aliquota sulle plusvalenze era aumentata dal 12,5% al 20%. La Corte ha stabilito che l’intera plusvalenza, inclusa la parte variabile, doveva essere tassata con l’aliquota del 12,5%, vigente al momento della cessione.
Conclusioni
Questa interpretazione offre maggiore certezza agli operatori economici, in particolare ai venditori, che possono pianificare con più precisione il carico fiscale delle operazioni di M&A. Le clausole di earn out, pur essendo soggette a incassi futuri, non modificano il momento di realizzo della plusvalenza, né il regime fiscale applicabile.